Davide Peccioli


Recensione di 'Cavaliere inesistente' di Italo Calvino


Italo Calvino è un autore italiano del ‘900. Della stessa trilogia, accomunata da temi e non da trama, fanno parte Il barone rampante e Il visconte dimezzato.

Sono narrate le avventure del “cavaliere inesistente”, un paladino al servizio di Carlo Magno, che in realtà è pura e semplice forza di volontà, e quindi si presenta come una armatura, rigorosamente bianca candida, vuota.

Il romanzo è scritto come una sorta di diario di una monaca in un convento, che, alla fine del libro, si rivela essere Bradamante, una delle protagoniste della storia raccontata. Fabula e intreccio corrispondono quasi interamente, tranne le brevi parentesi in cui la monaca rivela la sua presenza.

Lo stile è quello proprio di Calvino, che inserisce all’interno della narrazione battute e commenti, volti a far capire al lettore il pensiero personale dell’autore.

I personaggi presentati sono in parte storici, in parte presi dai grandi delle “Chansons de geste” e in parte inventati di sana pianta. Della prima categoria, l’unico rappresentante è Carlo Magno, nonostante venga idealizzata parecchio la sua figura. Nella seconda, invece, rientrano tutti i paladini dell’imperatore, che vengono descritti non come eroi e grandi condottieri, come vengono invece raffigurati nelle opere più antiche, bensì come dei veterani rozzi e primi ormai di qualsiasi volontà di gesta eroiche. I restanti personaggi sono tutti originali, nonostante possano essere assimilati alle figure-stereotipo della fiaba.
Il romanzo intero, in effetti, può essere inquadrato, a grandi linee, in una fiaba, in quanto presenta sia i personaggi caratteristici, visti in senso lato (protagonista, aiutante, antagonista, aiutante dell’antagonista), sia i temi tipici, quali: la prova da superare, che necessita di un lungo viaggio; la tematica della selva e del bosco; il supporto della magia; etc. etc.

Vi è, all’interno, una chiara beffa, nonché denuncia, alla guerra. Infatti essa viene rappresentata come qualcosa di sovra regolamentata, in cui vincitori, perdenti, morti ed eroi, erano stabiliti prima delle battaglie effettive, per mezzo di una fitta burocrazia. Questa è palesemente una critica al reale andamento delle guerre, in cui gli umili soldati non sono altro che burattini nelle mani del grande scenario che è la politica internazionale, nella quale i grandi sovrani e capi di stato, dall’alto delle loro poltrone, decidono sul piano bellico il da farsi.

Romanzo classico e scorrevole, pone in chiave ironica le guerre contro i barbari di Carlo Magno, e pone l’attenzione del lettore sul potere della forza di volontà, protagonista indiscussa del libro.